giovedì 26 Dicembre 2024
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CANAVESE/ PIEMONTE – Le previsioni delle imprese canavesane e piemontesi per l’inizio 2024

Dati emersi dall'Indagine Congiunturale Trimestrale

CANAVESE / PIEMONTE – L’Indagine Congiunturale Trimestrale per il Trimestre gennaio-marzo 2024 fa emergere per le imprese del Canavese una situazione di prudenza in cui la gran parte delle imprese, con percentuali che vanno nelle diverse domande dal 58% al 75%, prevede un andamento costante rispetto ai trimestri precedenti. Il calo di chi indica aumento fa sì che i SOP-Saldi Ottimisti-Pessimisti (differenza tra imprenditori che dichiarano aumento e quelli che segnalano diminuzione) diventino negativi per Produzione, Nuovi Ordini, Redditività ed Export mentre, al contrario rimane in terreno positivo l’indicazione sull’occupazione, seppure con un calo rispetto al trimestre precedente, con un Saldo SOP di +5,9.

La previsione di Cassa Integrazione Guadagni per i prossimi tre mesi cresce al 13,7%, rispetto al precedente 5,3%, ed arrivano al 21,6% coloro che dichiarano ritardo negli incassi.
Tuttavia, i dati sulle previsioni di investimento per i prossimi 12 mesi esprimono una forte voglia di reagire o perlomeno di resistere a questa fase critica: il 27,5% delle imprese li indica per ampliamento e il 58,8% per sostituzione, con solo poco più del 10% delle aziende canavesane che non prevede investimenti.

Materie prime, energia e logistica/trasporti vengono dati ancora in aumento, ma il trend di crescita comincia a calare. Circa il 50% delle imprese prevede ordini da 1 a 3 mesi, mentre poco più del 40% supera i tre mesi. Cala in modo contenuto raggiungendo il 78,1% l’utilizzo degli impianti o delle risorse aziendali.

In generale la riduzione delle aspettative risulta più accentuata per l’Industria e le attività manifatturiere mentre il comparto dei Servizi presenta dati migliori, addirittura con una previsione di crescita per l’Occupazione.

“Come si evince dai dati della nostra indagine congiunturale, le nostre imprese continuano a reggere senza manifestare troppi squilibri, ma la loro fiducia è leggermente calata, una situazione che è in linea con quella di diverse Provincie del Piemonte – dichiara Paolo Conta, Presidente di Confindustria Canavese. – Oggi inflazione (già diminuita, ma ancora resistente), tassi alti e calo dell’attività produttiva in Germania sono i principali responsabili dell’indebolimento in corso della dinamica dell’economia italiana. In questo contesto Confindustria Canavese si adopera per fornire tutto il supporto necessario alle proprie associate per affrontare al meglio questa fase di incertezza promuovendo, tra le altre cose, interventi di sostegno agli investimenti, all’innovazione ed alle transizioni digitale e green”.

DATI DEL PIEMONTE

L’indagine congiunturale, realizzata a dicembre tra le aziende del sistema confindustriale piemontese, raccoglie le valutazioni di quasi 1.000 imprese manifatturiere e dei servizi.

I dati di dicembre confermano il peggioramento del clima di fiducia dell’industria piemontese, già anticipato negli scorsi trimestri. Tuttavia, il dato complessivo è la sintesi di andamenti molto diversi, se non opposti, di manifattura e servizi. Nella manifattura le previsioni sono decisamente negative per produzione, ordini, export e redditività, in forte rallentamento rispetto a settembre. Nel comparto dei servizi il clima di aspettative è molto diverso, con indicatori ancora in zona espansiva e più robusti rispetto alla scorsa rilevazione.

Come avevamo già sottolineato nei mesi scorsi, la sostanziale tenuta degli indicatori a consuntivo esclude una vera e propria svolta recessiva, almeno nel breve termine. Il tasso di utilizzo degli impianti e delle risorse rimane elevato sia nella manifattura che nei servizi. Non aumentano i ritardi negli incassi. Stabile il carnet ordini. Rallentano leggermente gli investimenti, lungo un trend cedente in atto da inizio anno. Per quanto riguarda l’occupazione, il dato aggregato non varia in misura rilevante rispetto a settembre, ma riflette un peggioramento della manifattura e un rafforzamento dei servizi.

A livello settoriale, nell’industria quasi tutti i settori esprimono valutazioni negative. Il clima di aspettative è particolarmente sfavorevole nei comparti tessile-abbigliamento, cartario-grafico, edilizia e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). Rallentano anche metalmeccanica (soprattutto macchinari) e alimentare (dove, tuttavia, il primo trimestre si caratterizza per stagionalità negative). In crescita automotive, impiantisti, chimica, gomma-plastica, legno. Per quanto riguarda il terziario, in tutti i comparti i saldi sono positivi e in rafforzamento rispetto a settembre; spiccano in particolare ICT, logistica e servizi alla persona. Fa eccezione, come già nei mesi scorsi, il comparto del commercio e turismo. Torna ad ampliarsi la forbice dimensionale. Le imprese con oltre 50 dipendenti hanno attese positive; tra le più piccole prevalgono invece previsioni negative.

“La percezione delle imprese piemontesi per il primo trimestre 2024 – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – segue le tendenze dell’ultima parte di quest’anno. L’aumento consistente e repentino dei tassi di interesse è un elemento che sta determinando evidentemente la riduzione degli investimenti, condizionando le aspettative per l’export, specie verso quei Paesi che sono grandi partner storici della nostra regione, e nelle cui filiere produttive le nostre aziende sono saldamente presenti ed attive. I dati sottolineano due punti importanti: la twin transition diventa centrale per lo sviluppo industriale del nostro territorio e il binomio prodotto-servizio deve diventare centrale per portare valore aggiunto sulle produzioni e buona occupazione. Auspichiamo che il lento rientro dell’inflazione porti ad una progressiva avviare un piano di politica industriale incardinato anche alla rimodulazione del PNRR attraverso le risorse del Repower EU destinate al piano Industria 5.0. Infine, per le imprese piemontesi è imprescindibile puntare sui giovani e sulle competenze per continuare a crescere nelle filiere, conquistare nuovi mercati e attrarre nuovi investimenti e insediamenti industriali”

I PRINCIPALI RISULTATI DELL’INDAGINE PIEMONTESE

Per il primo trimestre del 2024, le attese sulla produzione delle circa 1.000 imprese piemontesi registrano una battuta di arresto, in linea con il trend già iniziato nella seconda parte del 2023: il 16,3% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 19,4% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a -1,5% (era +2,3% a settembre). Rallentano le attese sugli ordini, con un saldo del -2,4% in calo di 2 punti percentuali rispetto a settembre.

Positivo, invece, il dato sull’occupazione, con il 16,3% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 7,7% che ne prevede la riduzione e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +8,6% (era 11,2% la scorsa rilevazione).

Frenano ulteriormente le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -8,4%, probabilmente a causa del protrarsi dell’incertezza e al rallentamento dell’economia globale. Cala leggermente ma resta buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 22,4% delle rispondenti (era il 25,2% a settembre). Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il 10,8% delle imprese. Varia poco il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +6,5%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo nuovamente negativo, dopo molti trimestri di crescita (-4,7%). A livello territoriale, si osservano attese positive solo per Torino e Cuneo, anche se per quest’ultima sono decisamente più caute (rispettivamente (+9,4% e 0,8%). Tutte le altre province registrano saldi negativi: Biella -22,0%, Vercelli -12,9%, Novara -4,1%, Verbania -3,4%, Asti -3,2%, Alessandria -1,1%.

Nel manifatturiero, si registra un ulteriore raffreddamento delle attese, rispetto a settembre, con saldi che passano da -1,3% a -10,1% per la produzione. Ancora negativo il saldo sugli ordinativi che passa da -5,6% a -12,6%. Positive, per contro, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +2,6%, da +8,7% di settembre. Peggiora ancora il saldo dell’export, che passa da -9,2% a -11,2%. Perdono qualche punto gli investimenti, che interessano il 22,9% delle aziende, in calo rispetto al 25,6% di settembre. Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (76%), mentre torna a salire il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 15% delle imprese. A livello settoriale, il calo più consistente interessa tessile-abbigliamento (-31,5%), cartario-grafico (-21,1%), edilizia (-13,0%) e manifatture varie (-12,7%). Più contenuto il rallentamento per metalmeccanica (-7,7%), soprattutto macchinari (-16,9%), e alimentare (-4,3%). Migliorano, invece, le attese nei comparti impiantisti (+9,5%), legno (+8,3%), chimica (+5,9%), gomma-plastica (+5,4%) e automotive (+2,8%).

Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a settembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari a +18,3% (era 11,2% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +21,2% (da +12,1%), quello sull’occupazione è pari +22,3% (era 17,2%). Gli investimenti rallentano (21,1%), azzerato il ricorso alla CIG (0,7%), alto il tasso di utilizzo delle risorse (84%). A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in quasi tutti i comparti, con saldi pari a +29,5% per l’ICT, +27,0% per gli altri servizi, +24,0% per i trasporti, +16,7% per le utility, +15,2% per i servizi alle imprese. Unica eccezione, il commercio e turismo, che registra un saldo negativo (-6,7%).

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