Sono padre di tre figli, tre gioielli, uno però, quello adolescente, mi dà molti pensieri, si sente adulto e dice di voler essere autonomo, se io e mia moglie non lo lasciamo fare, lui si dimostra aggressivo, minaccia di non tornare a casa o non studia.
Alessandra, questa situazione ci sta logorando, io vado al lavoro e cerco di distrarmi ma mia moglie, appena il ragazzo ribelle resta fuori fino a tardi, lei si che non dorme ed aspetta in finestra il suo ritorno ed ogni volta assisto a discussioni anche a tarda notte. Ti sembra normale che oggi, i genitori debbano sottostare ai desideri di ragazzini di tredici anni che però si sentono uomini?
Ma il mestiere di genitori è davvero tanto difficile o sono io che non ho saputo educare mio figlio?
Alessandra, credimi, il pensare costantemente all’educazione di mio figlio e alla mia inidoneità mi fa sentire triste, scoraggiato e non di rado, nervoso anche con mia moglie.
Dimmi tu se sbaglio io con il ragazzo oppure se è così per molti, considera che non gli faccio mancare nulla, mio figlio ha tutto!”
Bruno da Novara
Bruno, se ti rispondesse il mio amico Crepet, ti direbbe subito che il “non far mancare nulla” ai ragazzi, lo trova non costruttivo. (La penso come lui)
«Quando un uccello impara ad ingozzarsi a sufficienza senza essere costretto ad usare le ali, rinuncia al privilegio del volo e se ne resta a terra, in eterno. Qualcosa di simile vale anche per gli uomini.
Date all’uomo pane abbondante e regolare tre volte al giorno, e in parecchi casi egli sarà contentissimo di vivere di pane solo».
Cit Fëdor Dostoevskij –
Dunque, tuo figlio non ha il gusto della rivincita e della sfida, ha tutto pronto e non apprezza nulla.
Il mestiere di genitori è già difficile di suo ma sbagliano quelli che sono amici dei figli, i genitori dovrebbero essere una guida, invece molte madri giocano a far le giovani facendo le amiche, non educano, bisogna seguire i figli, non competere con loro. I genitori sono presi dalla fretta, dal dio lavoro, dai soldi. Ai figli si dà da mangiare per crescerli fisicamente ma chi si occupa della loro crescita mentale?
Mi scrivono madri di ragazzi preoccupate dei comportamenti dei loro figli che, già da adolescenti, pretendono di uscire (chissà con chi) e rientrare a casa quando vogliono loro.
Nemmeno la scuola riesce a far rispettare determinate regole, ne parlavo con Giancarlo Magalli che mi disse ironicamente: “Oggi, se un insegnante rimprovera uno studente, arrivano subito i genitori che danno un pugno in faccia all’ insegnante!”
È difficile oggi comportarsi con i ragazzi che si mostrano insofferenti ad ogni rimprovero e, al tempo stesso, desiderosi di fare cose da adulti.
Sicuramente un’ impostazione sbagliata la danno inizialmente già i genitori assecondando i ragazzini, dando loro tutto e considerandoli svegli già solo perché utilizzano il cellulare tutto il giorno, ragazzini sempre connessi che vivono il virtuale mentre i genitori vengono considerati come antichi o vecchi.
Ma poi ci sono ragazze che sono rapite dall’idea di comportarsi da donne sin dalle scuole medie: chi fuma, chi beve e chi combina guai e mi ricordo di ragazzine molto scalmanate quando ero adolescente io ma non si diceva in giro, eppure erano ragazzine con comportamenti da bordelli.
Oggi poi mi spaventa l’uso dei social, i rischi della rete, i guadagni facili, l’eccessiva voglia di evadere dal contesto familiare, i modelli sbagliati da imitare, i facili successi.
E poi, l’idea che la felicità si ottenga con polveri magiche, molto in voga tra i giovani.
So di figli scalmanati che considerano il loro padre un vecchio noioso utile solo per i soldi.
Ad ogni livello ho conosciuto padri delusi, il mio ex capo, un Giudice a capo di una importante Autorità, mi raccontò di sentirsi a casa una nullità per i suoi figli, mentre io lo vedevo come un Dio.
Ed ancora un amico ingegnere che tornava di tanto in tanto in Italia dai suoi figli che gli chiedevano solo soldi e di essere accompagnati da qualche parte con la macchina. Un giorno, desolato, mi disse: “Se non li porto in giro e non li rifornisco di soldi, i miei figli mi direbbero che non servo a nulla!”
Aggiungo il fatto poi che gli adulti (sempre distratti) non ascoltano i ragazzi. Gli adulti hanno ben altre incombenze e, spesso sono distratti per mille problemi.
Siamo diventati troppo social per pensare ai ragazzini, vedo genitori che si perdono in ben altri pensieri ed occupazioni ma non vorrei qui fare un lungo trattato sui problemi degli adulti che troppo spesso sono più immaturi dei ragazzini.
Intervisto talvolta dirigenti, giudici, professionisti, taluni, mi raccontano privatamente di loro figli in terapia dagli psicologi, credo sia la cosa migliore da fare perché i genitori non sanno intervenire e il conflitto si crea proprio con i familiari.
Un’ amica avvocato mi diceva, a proposito dei suoi figli, il proverbio: ” La confidenza toglie la riverenza!”
La società è difficile per tutti, figuriamoci per dei ragazzini che non sanno ancora vivere perché nessuno davvero glielo insegna.
Ricordo una mia professoressa che diceva che già da bambini piccolissimi si inizia a volere le vinte battendo i piedi, urlando ecc, poi la piega sarà sempre quella, pur crescendo. E i genitori tendono spesso ad assecondare i figli, pensano di far bene dandogli ogni cosa.
I ragazzi sono deboli, tendono a fare tutto quello che fa il branco, è raro vedere qualcuno che si distingue.
Bruno, devi far mancare qualcosa a tuo figlio, dovrebbe amare la conquista, se non ci riesci, devi farti aiutare, non sentirti sbagliato tu, è la società che istiga i giovani a diventare presto grandi e superman, li manovra come tanti pupazzi.
Ci sono poi tanti genitori che raccontano in giro la favola dei loro figli perfetti perché molti non amano esporre le loro sofferenze ma vogliono vantarsi di essere fortunati, bisogna invece sempre far uscir fuori il proprio disagio.
Un figlio che soffre è il frutto della società malata nel suo insieme ma le emozioni, anche se negative, debbono sempre essere esternate sia dai figli che dai genitori.
“LE EMOZIONI INESPRESSE NON MORIRANNO MAI. SONO SEPOLTE VIVE E USCIRANNO PIÙ AVANTI IN UN MODO PEGGIORE!”
S. Freud.
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