LEINI – Due pezzi della storia di Leini, ripescati dal fondo degli archivi e riproposti agli appassionati. Domenica mattina, nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie, Antonio Balbo e Christian Chiatello hanno illustrato i due episodi, ricavati da altrettanti documenti. Il primo, tratteggiato da Balbo, risale ai primi del 1600 e vede come protagonista tal Giovanni Ruscato, chivassese di nascita e leinicese di adozione, appartenente alla Congregazione dei Disciplinanti. Chiamato il “muto”, in quanto un tumore alla gola gli impedisce di parlare. Il “muto” partecipa un bel giorno ad un pellegrinaggio al Santuario di Mondovì e, cammin facendo, invoca la protezione della Madonna. E giunto alla meta, mentre viene letto il nome dei pellegrini che hanno raggiunto il santuario, riesce a ritrovare la voce e a gridare il suo nome. Un vero e proprio miracolo, insomma.
«Anche se, come recita l’estensore del documento, di prove scientifiche non ce ne sono – prosegue Balbo – e nella sua introduzione specifica che si tratta di un sentito dire. In ogni caso si tratta di un particolare della storia della nostra città fino ad ora sconosciuto». Nel secondo caso, questa volta illustrato da Chiatello, si tratta di un documento trovato all’archivio arcivescovile di Torino, risalente al 1691, che se da un lato è l’unico documento sul Santuario presente in quell’archivio, dall’altro è il più antico mai trovato sulla chiesa. Il documento verte sul fatto che il Santuario viene abbandonato dal suo custode, e il parroco dell’epoca scrive al vescovo chiedendo consiglio su come gestire la situazione. E il vescovo non si tira indietro, rispondendo e indicando sette criteri (che il “romito”, il custode, sia un laico; che non permetta a religiosi forestieri di celebrare messa o somministrare sacramenti nella chiesa; che non esca la notte e non accolga malviventi; che non si allontani se non quando gli è permesso farlo, che il previsto abbia cura delle suppellettili sacre in caso di assenza prolungata del romito…) da seguire per poter risolvere al meglio la situazione. «Il dato interessante che emerge da questo documento è che il Santuario nasce come romitorio – ha aggiunto – cioè come luogo sacro dotato di una spazio per ospitare il custode e i pellegrini».
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