IVREA – Per il Circolo Legambiente Dora Baltea non c’è ragione di realizzare una variante parziale al PRG quando è in corso una sua revisione strutturale.
L’incontro organizzato dalle commissioni consiliari Assetto del Territorio e Commercio giovedì 17 gennaio per fare il punto sul progetto della Genco riguardante l’area della ex casa Molinario è stato un momento di confronto utile ed è servito per chiarire diversi aspetti.
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“I punti sono 4 – spiega Legambiente in una nota – innanzitutto dati i vincoli previsti dal Piano Regolatore (PRG) oggi il proponente potrebbe disporre per attività commerciali una superficie di circa 300 metri quadri e non di 2500 metri quadri; l’ufficio tecnico ha proposto alla proprietà un’area alternativa secondo quanto previsto dal PRG (addensamento A5 in corso Vercelli) che è stata rifiutata; dopo il ricorso al Tar Piemonte è stato individuato congiuntamente dai proponenti e dall’Ufficio Tecnico un nuovo percorso per sottoporre ad approvazione il progetto originario della Genco: variante parziale e PIRU (programma di rigenerazione urbana) che richiede due passaggi in Consiglio Comunale: approvazione della proposta e approvazione definitiva dopo le osservazioni degli uffici tecnici e dei cittadini. E infine non vi sono ad oggi motivi esplicitati che giustifichino un indennizzo del proponente.”
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E prosegue: “In sostanza la responsabilità è, come è giusto che sia in materia di indirizzo urbanistico, esclusivamente politica. Possiamo quindi esprimere senza ricatti di alcun genere un giudizio sulla proposta. Noi riteniamo che non c’è ragione di realizzare una variante parziale al PRG quando è in corso una sua revisione strutturale; ancor più quando l’area in questione presenta un insieme di problematicità che riguardano tutta la città: area Unesco, snodo problematico della viabilità, condizione critica del commercio locale. Ricordiamo che un posto di lavoro creato nella grande distribuzione (GDO) comporta la sparizione di 6 posti di lavoro nel commercio locale. Un commercio locale che da molto tempo è in crisi. Così come sono note le difficoltà della stessa GDO: cassa integrazione e riduzione di personale. La minaccia che il nuovo supermercato rappresenta per le attività commerciali presenti nel centro storico rappresenta solo una parte delle ragioni che richiedono un diverso approccio al tema del riuso delle aree dismesse.”
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Secondo Legambiente, la “progettazione degli interventi avanzati dalla società Genco risale ad un’epoca precedente all’accoglimento della candidatura Unesco. Oggi, a dichiarazione avvenuta tutta l’area in prossimità di via Jervis necessita di una ridefinizione degli usi. Via Jervis, Via di Vittorio, Via Miniere, Corso Nigra rappresentano uno degli snodi problematici della mobilità. Ulteriori attività (in particolare quelle della grande distribuzione) comportano appesantimenti sia in infrastrutture (rotonde…) che in traffico indotto. L’intera città presenta numerose aree dismesse, inutilizzate e degradate. Ecco un elenco certamente incompleto: Ex Enel, Ex Olivetti San Lorenzo, Ex Collegio San Giorgio, Ex Scherma, Edificio Jervis, Ex Varzi, Hotel Serra, Area Castiglia, Stazione, Ex casa Molinario, Via Jervis; Convento e aree annesse, Ex Montefibre; di proprietà pubblica: Castello, Cena, Museo Garda, Palazzo Giusiana, Valcalcino, Ex poliambulatorio, Ex dispensario; di proprietà della Curia: Parte alta della città. Per un totale di almeno 500.000 metri quadri.”
E aggiunge: “La città di Ivrea, come gran parte dei paesi dell’Eporediese, continua a perdere abitanti e ha una popolazione in cui gli ultra 65enni si aggirano intorno al 30% contro una media nazionale del 22%. La crisi del suo tessuto economico classico richiede l’individuazione di nuove attività e di servizi capaci di dare risposte ai nuovi bisogni sia di chi ci vive sia di chi ci soggiorna temporaneamente. E’ questa la via capace di rigenerare il centro storico e con esso tutta la città.”
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“Il percorso di elaborazione del nuovo piano regolatore iniziato l’anno passato con i tavoli partecipati è la sede entro la quale affrontare, in modo coerente con un progetto di futuro per la Cittá e l’Eporediese, la destinazione dell’area ex Molinario.
Una diversa scelta del Consiglio Comunale e dell’Amministrazione comporterebbe delle fratture con i cittadini e non sarebbe all’altezza della sfida sul futuro.”
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