IVREA – È dell’altra sera, lunedì 3 marzo 2025, l’ultimo episodio di violenza al carcere di Ivrea. A darne notizia è il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Due detenuti di origine tunisina e marocchina si sono rifiutati di rientrare nelle proprie celle. Spiega Vincente Santilli, Segretario del Sappe – I due sono stati invitati più volte a desistere dalla loro resistenza, ma agli inviti a fare rientro in cella hanno risposto con insulti, minacce e altre volgarità varie, cercando anche lo scontro fisico ponendosi faccia a faccia con i poliziotti. Molto professionalmente, il personale della sezione ha mantenuto la calma ed avvisato la sorveglianza generale che è subito giunta a supporto. Mentre uno dei due detenuti veniva fatto uscire dalla sezione per instaurare un dialogo costruttivo e comprendere le ragioni dei loro agiti, l’altro ha tentato di vincere la resistenza passiva del personale di polizia penitenziaria. Quindi, dapprima ha tentato di colpire al viso un agente con un pugno, per poi estrarre da una tasca una lametta con la quale ha provato più volte ad aggredire e ferire i presenti. Un collega è stato poi colpito alla schiena da un manico di scopa scagliato con forza in direzione del personale”
“Tornata la calma, prosegue Santilli – i detenuti sono stati accompagnati in infermeria per gli accertamenti del caso e non rilevando alcun trauma o lesione il medico ha formulato una prognosi di giorni zero, disponendo il rientro in cella dei due. I due agenti aggrediti se la sono cavata rispettivamente con due e tre giorni di prognosi in conseguenza delle lesioni riportate. A rendere ancora più assurdo tutto quanto sono le motivazioni date dai due detenuti secondo cui ci sarebbe stato un lieve ritardo nell’apertura delle celle nelle ore precedenti”.
Amare le conclusioni di Santilli: “Per noi che conosciamo e viviamo ogni giorno la complessità dell’ambiente carcerario è sconcertante il continuo ricorso alla violenza da parte dei detenuti, ma ancora di più lo è in situazioni come questa, dove una motivazione così futile viene fornita a giustificazione di un agire ignobile, incivile e selvaggio. Purtroppo, però, non sorprende perché questo è lo specchio di una società in cui i fenomeni di violenza ed inciviltà affollano le cronache quotidiane di tutte le città italiane. Interventi concreti e profondi per vincere la sfida culturale alla quale siamo chiamati a rispondere, non sono più rimandabili!”.
“Ai colleghi di Ivrea intervenuti, ed in particolare a quelli contusi, va il nostro apprezzamento – commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe – Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia – rimarca – Per questo, conclude Capece, è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per tutte le altre strutture detentive del Piemonte. Il Corpo di Polizia Penitenziaria, a Ivrea e in tutta la Regione, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”.
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