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BOLLENGO – Si chiude la seconda edizione del Festival Scalero con “Il violino di Auschwitz”

Con il concerto del Trio Etèsio, organizzato dal Comune di Bollengo (To), si chiude la seconda edizione del Festival Musicale Rosario Scalero

BOLLENGO – Una società che reprime la libertà e che chiude la porta al diverso, è una società che soffoca la bellezza e rinuncia al talento. Questo sembra essere il messaggio di “Il violino di Auschwitz”, il concerto con cui, in occasione del Giorno della Memoria, il Festival Musicale Rosario Scalero chiuderà la sua seconda edizione.
Sabato 25 gennaio alle ore 20.30, nella Sala Nuova Torre di Bollengo, si esibirà il Trio d’Archi Etèsio, nato nel 2023 con la missione di sottrarre all’oblio le migliori pagine di musica da camera dei cosiddetti “compositori minori” dell’Otto-Novecento. Il Trio, composto da Laura Riccardi (violino) Chiara Rizzo (viola) e Fabio Mureddu (violoncello), accompagnerà il pubblico alla scoperta di tre compositori di origine ebraica la cui opera – e in due casi la cui vita – fu interrotta dall’infamia delle persecuzioni razziali nazifasciste.

Il primo è Leone Sinigaglia, piemontese di Cavoretto, la cui biografia è profondamente legata a quella del dedicatario del Festival, Rosario Scalero. I due condivisero gli studi al Liceo Musicale di Torino, poi l’esperienza di formazione a Vienna sotto la guida del celebre Eusebius Mandyczewski, al quale furono indirizzati dal loro comune nume tutelare Johannes Brahms. I due giovani compositori si immersero nella ricchezza culturale e mondana della più brillante capitale europea dell’epoca, ed entrambi furono ingaggiati dalla grande casa discografica Breitkopf & Härtel. Le loro strade poi si divisero, con Scalero che si trasferì negli Stati Uniti, mentre Sinigaglia si spostava prima a Praga e poi a Torino, raccogliendo un crescente successo grazie alla sua raccolta di Danze Piemontesi la cui idea originale, pare, si deve all’amico. Anche la fitta corrispondenza, di cui si conserva traccia nell’archivio Scalero recentemente riscoperto, finì per diradarsi. Con la promulgazione delle leggi razziali Sinigaglia fu perseguitato dai fascisti, finché nel 1944, mentre cercava rifugio presso l’Ospedale Mauriziano di Torino, i soldati tedeschi lo trassero in arresto nonostante l’età avanzata. Sinigaglia morì di infarto durante la cattura.

Ancora più drammatica la seconda storia, quella del compositore cecoslovacco Hans Krása. Già noto e rappresentato in patria fin dagli anni Venti del Novecento, fu arrestato perché ebreo per parte di madre, e internato nel campo di Theresienstad. Qui i nazisti concentravano i prigionieri ebrei più celebri e talentuosi, nonché un gran numero di bambini, nel tentativo di dare alla comunità internazionale l’impressione di un luogo di detenzione accogliente e umano. Nonostante stenti e violenze fossero all’ordine del giorno, ai detenuti era consentito insegnare ai fanciulli e accedere a una biblioteca. Kràsa riuscì a portare in scena Brundibàr, un’opera musicale per ragazzi a cui stava lavorando da prima dell’arresto, che ebbe un tale successo nel campo da essere replicata 55 volte e da rendere i suoi giovani protagonisti delle vere star. Brundibàr andò in scena in occasione dell’ispezione della Croce Rossa Internazionale il 23 giugno del 1944, e fu anche ripresa in un documentario propagandistico nazista. Ma si trattava, appunto, di pura propaganda: appena concluse le riprese il campo fu smantellato e i detenuti, compresi i piccoli interpreti, inviati allo sterminio. Hans Krása morì ad Auschwitz nell’ottobre del 1944, lasciando gli spartiti dei brani composti nel campo. Uno di questi, Tanec, sarà eseguito sabato 25 gennaio dal Trio Etèsio. Come il Festival Scalero, anche il Teatro Regio di Torino ha scelto di celebrare la ricorrenza del Giorno della Memoria proprio con la musica di Krása, portando in scena Brundibàr dal 24 al 27 gennaio.

Mario Castelnuovo Tedesco deve la sua miglior fortuna all’interessamento del grande maestro Arturo Toscanini, che nel 1939 ottenne di imbarcarlo con la famiglia dal porto di Trieste verso gli Stati Uniti. Nato in una famiglia di banchieri ebrei di Firenze, Castelnuovo Tedesco aveva mostrato un talento musicale precoce: aveva solo trent’anni quando la sua opera La Mandragola venne rappresentata con successo al Teatro la Fenice di Venezia. Grazie all’amicizia con Andres Segovia divenne uno dei compositori per chitarra classica più apprezzati al mondo, nonché l’unico contemporaneo la cui opera Toscanini accettò di dirigere. Con le leggi razziali promulgate dal fascismo fu proibito ai musicisti ebrei di lavorare e di essere rappresentati, rinunciando – in nome di un malinteso patriottismo – alla loro opera. Il compositore si rifugiò quindi in America, come prima di lui aveva fatto Scalero a seguito del primo conflitto mondiale, e a Hollywood ebbe una straordinaria carriera come autore di colonne sonore per il grande schermo. Fu maestro di mostri sacri della musica per il cinema come Jerry Goldsmith, John Williams, Henry Mancini; compose musica in omaggio alle proprie origini, partecipando anche a un progetto di traduzione in musica della Genesi insieme a Stravinskij e Schönberg; lavorò su opere e composizioni da camera, come il Trio per archi in re minore che verrà eseguito durante la serata del 25 gennaio. Castelnuovo Tedesco tornò sporadicamente in Italia, ma dichiarò di non sentirsi più italiano, ottenne la cittadinanza statunitense e morì a Beverly Hills, in California.

L’itinerario musicale di “Il violino di Auschwitz”, con la presentazione di Chiara Rizzo, vuol essere un omaggio a questi e ad altri artisti vittime della repressione del regime. Una suggestiva occasione per ridare voce a coloro cui era stata sottratta, dimostrando come l’arte e la bellezza siano capaci di resistere a nemici come il tempo, la morte e il sopruso.

«Non poteva esserci conclusione più adatta per il Festival Musicale Rosario Scalero», spiega l’ideatrice e direttrice Chiara Marola. «L’appuntamento di sabato 25 gennaio testimonia infatti alcuni dei valori fondanti del Festival: l’esaltazione del talento in tutte le sue sfumature, l’attenzione particolare dedicata al violino e agli strumenti ad arco, e la volontà di unire all’ascolto della musica la trasmissione di un messaggio educativo, culturale e civile».
Il bilancio della seconda edizione del Festival racconta una riuscita che supera le aspettative degli organizzatori, a riprova di un’idea che ha saputo coinvolgere un’ampia rete di interlocutori pubblici e privati, toccando vari luoghi del Canavese e valorizzando le specificità artistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio. Dalla fine di agosto ad oggi gli eventi del Festival Scalero hanno registrato oltre 1.200 ingressi, con 350 bambini e ragazzi che hanno partecipato agli incontri formativi e interattivi tenuti, tra gli altri, da figure di primo piano della musica internazionale come Gegé Telesforo e Nicola Campogrande. Un’iniziativa, quella dedicata al maestro piemontese Rosario Scalero, che sembra avere tutte le carte in regola per essere riconfermata e per continuare a crescere, anche grazie al consolidamento di vecchie e nuove collaborazioni.

L’ingresso all’evento di sabato 25 ottobre, organizzato con il Comune di Bollengo, è gratuito fino a esaurimento posti. Per maggiori informazioni è possibile seguire la pagina Facebook https://www.facebook.com/festivalrosarioscalero/ o scrivere all’indirizzo festivalrosarioscalero@gmail.com.

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