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IVREA – La petizione dei cittadini: “Attivare strategie concrete per far tornare i bimbi a scuola”

IVREA – La petizione dei cittadini: “Attivare strategie concrete per far tornare i bimbi a scuola”

IVREA – Ha raccolto in 72 ore, 400 firme, la petizione lanciata da alcuni cittadini eporediesi, che chiedono il ritorno in presenza a scuola, sottolineando come la didattica a distanza durante il lockdown legato al coronavirus abbia mostrato diverse criticità.

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“Gli alunni più fortunati possono seguire le lezioni, sono accompagnati dalla guida di un parente, si trovano in un ambiente adatto alla concentrazione necessaria e sono dotati di strumentazioni utili per la didattica a distanza. I meno fortunati, invece, non hanno le medesime opportunità, a partire dalla mancanza di un pc per ogni studente o della disparità nell’efficienza della linea telefonica.  Come cittadini notiamo, e con preoccupazione, l’incremento di differenze sociali esistenti prima che la crisi sanitaria esplodesse”

Nel testo dell’appello si fa inoltre presente come bambini e ragazzi necessitino di tornare al più presto sui banchi di scuola anche per riappropriarsi di quelle relazioni e legami sociali di cui i minori hanno strettamente bisogno e necessità durante l’età dello sviluppo.

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Ecco il testo della petizione intestata all’attenzione di Stefano Sertoli (Sindaco di Ivrea); Michele Cafarelli (Assessore – Arredo Urbano, Edilizia Privata, Lavori pubblici, Manutenzioni, Sicurezza e Difesa del suolo, Urbanistica); Giorgia Povolo (Assessore – Pari opportunità, Politiche Giovanili, Politiche sociali, Sistemi educativi e diritto allo studio, Sistemi innovativi):

“Noi, cittadini di Ivrea, tutori e familiari di minori in età scolare, educatori e insegnanti, in questi mesi di didattica a distanza, abbiamo fatto esperienza d’un sistema impreparato a gestire una comunità di allievi da educare e formare. Inoltre abbiamo constatato che l’insegnamento a distanza ha svariate lacune, prima tra tutte quella di rendere il divario socio-economico più manifesto, aumentando dunque gli effetti di esclusione.

Gli alunni più fortunati possono seguire le lezioni, sono accompagnati dalla guida di un parente, si trovano in un ambiente adatto alla concentrazione necessaria e sono dotati di strumentazioni utili per la didattica a distanza. I meno fortunati, invece, non hanno le medesime opportunità, a partire dalla mancanza di un pc per ogni studente o della disparità nell’efficienza della linea telefonica.  Come cittadini notiamo, e con preoccupazione, l’incremento di differenze sociali esistenti prima che la crisi sanitaria esplodesse.

Come responsabili dei minori abbiamo vissuto questo periodo come un momento di emergenza e pertanto abbiamo collaborato con gli insegnanti dei nostri figli e nipoti affinché le mere nozioni potessero essere loro fornite. Tuttavia i limiti di ciascuno di noi in merito alle conoscenze specifiche e la privazione del confronto in presenza tra pari non hanno permesso a bambini e ragazzi di svolgere un percorso intenso e di sviluppare le competenze linguistiche, logiche, sociali in modo adeguato. Bambini e ragazzi, inoltre, necessitano della scuola come spazio sociale proprio, in cui coltivare autonomia, relazioni e legami sociali lontano da genitori e mura domestiche.

Come educatori e insegnanti abbiamo lavorato per sopperire a difficoltà logistiche proprie dello stato di emergenza. Se, tuttavia, tale situazione si riproponesse a settembre, dovremmo constatare che non sarebbe più giustificabile attribuire al fato e alla natura questa condizione, ma solo a un sistema che non intende investire nei bambini e ragazzi, nell’educazione dei nostri giovani cittadini.

Spetta dunque alla politica, ai nostri organi democratici, ricercare ed applicare tempestivamente soluzioni alle difficoltà, finché si dispone ancora di un buon margine di tempo.

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Non vediamo altra possibilità se non quella di ritornare a una didattica in presenza, poiché solo tale modalità di insegnamento può garantire l’inclusione di tutti i membri della comunità, condizione a cui tendere nello stato di diritto (ONU, Agenda 2030, obiettivo 4; Indicazioni nazionali per il curricolo 2012; Indicazioni nazionali e nuovi scenari, nota MIUR-DGOSV n. 3645 dell’1/3/2018), oltre che da ritenersi necessario per lo sviluppo delle competenze chiave per l’apprendimento permanente, definite dall’Unione Europea (2018/C 189/01).

Chiediamo pertanto alle istituzioni di farsi carico delle proprie responsabilità e attivare fin da ora delle strategie concrete affinché le scuole abbiano a disposizione delle strutture idonee per accogliere gli studenti nella piena efficienza fin dal primo giorno di scuola dell’a.s. 2020-2021.

Chiediamo al Comune di Ivrea che ci sia una realistica, approfondita e dettagliata valutazione degli spazi pubblici e privati a disposizione da adibire a spazi di apprendimento. Auspichiamo soluzioni che garantiscano la giusta distanza per lo svolgimento di tutte le singole lezioni, ciascuna con la classe al completo, per tutto l’anno scolastico venturo. La città ha una stazione e una biblioteca ed è ricca di teatri, palestre, spazi di incontro, chiese e strutture attualmente in disuso. Compito dell’amministrazione è avere una visione, almeno, di medio termine: perché non immaginare un impiego razionale e funzionale di tutte le strutture e gli spazi disponibili in città?

Richiediamo inoltre che i risultati delle valutazioni siano formalizzate con una relazione ufficiale a disposizione dei cittadini.”

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